San Calogero, dotto eremita e rinomato guaritore, è venerato in molti paesi della Provincia di Agrigento tra i quali la stessa
Porto Empedocle. Si pensa sia vissuto nel V sec. d.C. ed abbia operato una serie innumerevole di miracoli che lo portarono ad essere un punto di riferimento per le pratiche devozionali di tutta l'isola. Quello che lo caratterizza è il suo
colore nero che ha spinto molti storici ad ipotizzare una sua provenienza africana. San Calogero ha, inoltre, fama di
guaritore: la tradizione riporta infatti che girasse per tutti i paesi della provincia, per raccogliere da mangiare per i poveri malati di peste e che i fedeli, per paura del contagio, gli lanciassero il pane dalle proprie abitazioni.
Ancora oggi questo uso, molto sentito e partecipato, si può osservare durante i caratteristici festeggiamenti in suo onore che culminano la prima domenica di settembre, dove nel corso della processione i fedeli, adempiendo ad un voto, lanciano dai balconi delle proprie abitazioni i caratteristici "muffuletti" pani di San Calogero (panini tondi aromatizzati con semi di finocchio) sul fercolo del Santo, portato a corsa e a ritmo di musica tra la folla devota e animata da fervore ed entusiasmo. In passato, questi pani, avevano forma diversa. Rappresentavano parti del corpo a seconda della parte del corpo interessata dalla malattia di cui se ne chiedeva la guarigione o, piuttosto, come ringraziamento per la salute ottenuta miracolosamente. Ancora oggi, non è difficile vedere anziani che fortunosamente si aggrappano al simulacro e con un fazzoletto asciughino il "sudore" del santo. Quel pezzo di stoffa verrà conservato dalla famiglia come la più preziosa delle reliquie.
I festeggiamenti in onore del Santo nero hanno inizio il giovedì che precede la prima domenica di settembre, quando in solenne processione il simulacro del santo lascia la casa dei portuali dove è abitualmente custodito e venerato, per esser condotto in Chiesa Madre. Sono cinque giorni vissuti con ritmo incalzante, con passione travolgente, con entusiasmo delirante. I tamburi sono i cooprotagonisti della festa. C'è in alcuni tratti della festa qualcosa di pagano, che però non è manifestazione di tendenze eretiche, bensì segno certo dello scoppio di una fede esuberante. Tutti i paesani vogliono avere l'onore di vedere la statua del Santo nella propria strada per questa ragione i giorni della festa da due, quando venne celebrata per la prima volta, sono diventati cinque.
Dal venerdì mattina alla domenica sera il simulacro percorre tutte le vie del paese e durante le sue frequenti soste i devoti lanciano dal balcone il pane, a ricordo di un episodio della vita del Santo. Ma nella tarda serata di ogni giorno e specialmente nella tarda serata della domenica S. Calogero riacquista la sua sacralità, infatti non mancano momenti forti di spiritualità guidati dai parroci delle varie parrocchie in cui vi ci si trova. Per dare ancora più un tocco di sacro e religioso a questa festa il comitato organizzatore da circa cinque anni offre ogni anno il sabato sera una congrua somma in denaro da destinare ad alcune associazioni promotrici di aiuti umanitari, nel ricordo dell'esempio datoci da S. Calogero.
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Ultima modifica: 2020-01-15 11:46
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