Feste e sagre in Sicilia

Chiesa Madre

n.d. - Valledolmo (PA)

Dedicata all’Immacolata Concezione della B.V.M. in stile romanico-barocco leggero ad unica navata sec.XVII, costruita per intervento della Contessa Cristina Cutelli. Di notevole pregio artistico è la statua lignea e aurea dell’Immacolata, prima venerata nella Chiesa della Madonna del Buon Pensiero (l’attuale Chiesa delle Anime Sante). Il numero sempre crescente degli abitanti, che nella seconda metà del Settecento raggiunse circa 2.000 anime, rendeva ormai inadeguata alle pratiche del culto la chiesa delle Anime Sante. Il bisogno d’una chiesa più ampia e più maestosa era avvertito e dal clero e dal popolo tutto. Se ne parlava in pubblico e in privato, ognuno se ne faceva ingegnere e architetto, e tutti si dichiaravano pronti a dare il proprio contributo in denaro o in giornate lavorative per la realizzazione d’un «progetto superlativo». Colse la palla al balzo la dinamica contessa del tempo, la signora Cristina Cutelli che a capo d’un comitato d’onore versò una grossa somma di once ed altre ne raccolse da tutte le famiglie anche meno abbienti. Ottenuta l’autorizzazione delle autorità civili ed ecclesiastiche, nel 1743 diede il via ai lavori di costruzione d’una chiesa più grande e più maestosa dell’unica esistente (quella delle Anime Sante), su un progetto ambizioso dell’ing. palermitano Giuseppe Caldara. Scrisse in merito il P. Dispenza «Si gettarono le basi d’un magnifico tempio a tre navate, decorato d’un grandioso atrio e frontespizio, ricco d’intagli con due sacrestie fiancheggianti i due lati dell’abside, con due campanili elevati ai fianchi del prospetto e con due vaste camere laterali alla chiesa». Ma poi, per deficienza di mezzi, il progetto fu ridotto e venne costruito l’edificio sacro ad una sola navata, un solo campanile con l’oratorio per i confrati del SS.mo Sacramento ed una sacrestia affiancata al lato destro della chiesa. Essa richiese dodici anni di lavoro, giacchè fu completata nel 1755; venne dedicata all’Immacolata e benedetta dal vescovo di Cefalù mons. Gioacchino Castelli tra l’esultanza incontenibile dei fedeli. Oltre all’altare maggiore, su cui domina il quadro della Vergine, ornato da simboli eucaristici in bassorilievo, e un pò più giù la statua di legno del Santo di Padova, protettore del paese, vi sono sistemati gli altari laterali della Madonna di Fatima, del Crocifisso, della Madonna del Rosario, di San Francesco di Paola, di San Gaetano da Thiene e di S. Lucia, vergine e martire siracusana. Nello stesso anno della sua benedizione (1755), le prerogative di chiesa madre godute sino allora da quella della Madonna del B. Pensiero passarono a questa nuova maggiore chiesa, che nel 1757 venne elevata a parrocchia. L’onore di reggerla per il primo toccò al sac. don Giuseppe Sciarrino che esercitò l’ufficio di parroco con senno e dottrina sino al 1775. La maggiore tra le quattro campane fu dedicata al Santo di Padova, e alle sue forti vibrazioni viene attribuita la virtù di allontanare i nembi e le tempeste. La mole notevole dell’edificio è resa imponente da una lunga scalinata semiesagonale di selce. Nel 1900 l’interno della chiesa fu restaurato e ornato di artistici stucchi, e nel 1911 vennero rinnovati la scalinata e il massiccio portone centrale. Ai lati del presbiterio si possono osservare con personaggi a grandezza naturale due grandi quadri relativi a due portenti attribuiti al Santo di Padova: il miracolo della giumenta digiuna da tre giorni che, inginocchiata, adora l’Eucaristia e quello della bilocazione del Santo, presentatosi in tribunale per difendere il padre ingiustamente accusato d’omicidio. Entrambi sono firmati dal pittore Attanasio e sono di mediocre fattura. L’abate Vito Amico scrisse che la chiesa fu dedicata al Santo di Padova per onorare il conte Antonio Cutelli. Più informato pare il Dispenza il quale narra: «Dovendosi eleggere il Santo Patrono del paese, il popolo si divise in tre correnti: una optò per Sant’Antonio, un’altra per San Francesco di Paola, la terza per San Vincenzo Ferreri. A sorteggio pubblicamente effettuato, uscì per tre volte consecutive il nome di Sant’Antonio di Padova».

Fonte / Autore: www.comune.valledolmo.pa.it


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