Festa patronale di Santa Agrippina Vergine e Martire a Mineo, le ultime due domeniche di agosto: la prima domenica di mattina e la seconda, l’ottava, di sera, con la processione del fercolo di S. Agrippina per le vie principali del paese. La domenica mattina sfilata con cavalli e carretti, omaggio del grano alla patrona. La sera uscita e al termine fuochi piro musicali.
Nel pomeriggio del Sabato dell’ottava si svolge il caratteristico pellegrinaggio votivo dei “Nudi”, uomini scalzi, in genere vestiti di bianco (anticamente con i mutandoni) e cinti di velluto nero ricamato a mano di fiori e fasce rosse (alcuni si tramandano le fasce di velluto nero ricamate a mano). Questi percorrono le vie principali del paese portando in una mano l’immagine di S. Agrippina e nell’altra un mazzetto di fiori e, alzando le braccia, gridano: “Viva la nostra Patrona di Sant’Arpina.” Il simulacro di S.Agrippina è opera cinquecentesca di Vincenzo Archifer scolpita nel 1518 o qualche anno più tardi, come affermano il Leonardi ed il Ragona da Caltagirone, un lavoro meraviglioso nel suo genere. Dalle spalle le cade un manto rosso oro e oltremare a risvolte verdine con decorazione particolareggiata, con ricamo cosparso nei panneggi, con affreschi a larghe spire, con fregi in oro, in cui pare che l'artista voglia imitare i broccati orientali ed i serici indumenti fiamminghi trapunti in oro. Il volto è incorniciato da bionda, serrata e vaghissima capigliatura.
Pare che l'artista segua come modello le teste di Piero della Francesca. Sul plinto poligonale le pieghe s'allargano, mentre la veste si restringe alla sottile vita. Le mani, anch'esse sottili e slanciate sono quasi spiritualizzate. Ai piedi sta una testa barbuta e deforme nella colorazione del viso che ha le tinte di rosso mattone cotto che danno sul bronzo. Raffigura il tiranno Valeriano che fece martirizzare Agrippina a Roma. In questa opera non si sa se ammirare lo studio delle pieghe della veste o la luce che s'incorpora nel colore; il raro senso della beltà robusta o l'audacia ed il ricco sentimento della naturalezza; l'immobilità quasi spettrale durante un attimo di pietrificazione o la grazia paradisiaca e beatificante nella forma verginale e serena. Osservandola nei suoi particolari bisogna concludere con il Perdicaro che fu una mano maestra a lavorarla con tale arte da renderla quasi animata ammiran¬dovi la prodigiosa bellezza con la singolare pietà.
Altrettanto importante e non meno interessante della statua appare il legiadrissimo fercolo argenteo, prima in legno pregiato, poi ristrutturato in argento, alto dallo stilibato all'arco cm. 186 come lo vediamo fino al presente. Il Ricceri così lo descrive: "Ha tetto a cupola formato da 12 spicchi a forma di crociera con 4 nervature a costoloni che s'incrociano diagonalmente ad angolo acuto formando complessivamente vele a larghi sbalzi e grandi volute, congiungentesi nel mezzo della chiave in cui nella parte interna domina il monogramma IHS, raggiato ed alla parte esterna convergono in un castello turrito.
Il suddetto fercolo poggia su quattro sostegni angolari o meglio colonne a prisma esagonale con i moscati o basamenti sorretti da zoccoli e piramidi pure esagonali e suddivise da bracciali in bronzo: il tutto poggia su stilibati molto semplici; i bracciali in bronzo formano due parti composte a sezioni esagonali con sbalzi in argento e capitelli a foglie di acanto stilizzate in bronzo, sull'abaco delle singole colonne poggia il pennacchio, angoli a peduccio che reggono gli intradossi o sott’archi suddivisi in tre lunette, ognuna da tre sezioni.
Altre celebrazioni: 7 maggio Festa della traslazione del corpo di S. Agrippina, 23 giugno Festa del martirio di S. Agrippina.
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Ultima modifica: 2020-01-17 14:15
Fonte / Autore: Comune di Mineo
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