Fatta prigioniera poi a Tassalonica, dove si recò per portare conforto ai prigionieri durante la persecuzione dei cristiani, Anastasia visse un lungo periodo di sofferenze, che la portarono fino alla morte avvenuta il 25 Dicembre del 304 nell'isola di Palmaria, su un rogo. Tutto ciò le venne procurato dalla malvagità del prefetto Floro dell' Illirico che cercò invano di corromperla, infatti, fonti ortodosse ci riferiscono invece che Anastasia morì nel 304 su un rogo a Sirmio nell' Illirico.
La reliquia che viene venerata oggi a
Motta Sant'Anastasia, viene donata "ufficialmente", nel 1703, alla Chiesa di Motta, certificata e con l'autentica del sigillo di Papa Clemente XI. La reliquia consiste in un frammento d'osso di gamba sistemato in un avambraccio d'argento ed è conservata nella Chiesa madre di Motta Sant'Anastasia.
LA FESTA
La mattina del
22 agosto i cerei dei tre Rioni, sontuosamente adornati, percorrono le vie del paese; nel primo pomeriggio fanno ingresso in Piazza Umberto, dove si esibiscono nelle tradizionali
“ballate”, accompagnate dai fuochi d’artificio, dal suono delle bande musicali e dallo schiamazzo dei ragazzi che sventolano alti i colori della propria appartenenza. Dopo la messa della sera, i mottesi si danno appuntamento in Piazza Umberto per la cosiddetta “
Calata del Partito”, uno spettacolo curato dai Rioni che generalmente si ispira alla vita e al martirio di S. Anastasia; spesso l’apoteosi della Santa è accompagnata dai fuochi d’artificio.
La mattina del
23 agosto ha luogo la tradizionale
offerta della cera, a cui partecipano le autorità e i Rioni, che conducono i loro cerei in Chiesa. Nel pomeriggio si svolge la
Discesa storica delle quartine, con rievocazioni scenografiche in costume d’epoca che fanno rivivere schegge del passato medievale di Motta. Il corteo, a cui prendono parte centinaia di figuranti, attraversa Piazza Umberto tra due ali di folla e si conclude con l’affissione delle quartine a tre diversi balconi della piazza. La
sera del 23 agosto arriva il momento più bello, più suggestivo, più silenzioso di tutta la festa: la
processione con le insigni reliquie della Patrona, precedute dai Rioni in abiti devozionali e con gli stendardi e accompagnate da un grandissimo numero di fedeli.
Il
24 agosto segna la fine di una lunga attesa: alle ore 10, tra canti, applausi e acclamazioni, il
simulacro di S. Anastasia viene prelevato dalla cameretta e
traslato all’altare maggiore dove riceve l’offerta dei fiori da parte dei fedeli che non cessano di guardare a quel viso che rasserena, di rivolgere preghiere e ringraziamenti. Dopo la messa del pomeriggio, alle ore 18 il simulacro viene inserito entro l’artistico fercolo ligneo che, preceduto dai cerei e dagli stendardi dei Rioni, avanza in solenne processione. Centinaia e centinaia di fedeli attendono l’arrivo della processione in Piazza Umberto dove, dopo il messaggio del Parroco, vengono eseguite le “
cantate”
dei Rioni tra la gioia e l’esultanza di tutti. La processione riprende per via XX settembre e raggiunge piazza Principe di Piemonte dove viene riproposta la “cantata” del
Rione Vecchia Matrice. In Piazza duca d’Aosta la custodia del fercolo passa al
rione Maestri che lo accompagna lungo tutta via V. Emanuele fermandosi all’altezza di via ten. Di Dio per l’esecuzione della “cantata”. Dopo aver nuovamente percorso piazza Umberto e via Castello, la processione, accompagnata dal rione Vecchia Matrice, fa rientro in Chiesa Madre.
L’alba del
25 agosto è salutata dal suono delle campane e dallo sparo di colpi a cannone che annunciano il giorno dedicato alla celeste Patrona. La messa della mattina è ossequiata in forma solenne dall’Arcivescovo di Catania e vi prendono parte le autorità civili e i Rioni che offrono i frutti della terra e del proprio lavoro. Nel pomeriggio la
sfilata storico-folcloristica percorre le vie principali del paese, mentre alle ore 19 viene celebrata l’ultima messa al termine della quale il simulacro di S. Anastasia viene nuovamente portato in
processione. In Piazza Umberto è accolto dal
rione Panzera che lo conduce lungo la parte bassa di via Vittorio Emanuele (“a petra sciddichenti”) e che, all’altezza della sede rionale ripropone la “cantata” alla Santa Patrona. La processione percorre ancora via Vittorio Emanuele, via reg. Elena e via Garibaldi per poi tornare nuovamente in piazza Umberto: qui il fercolo è nuovamente prelevato dal rione Vecchia Matrice che lo accompagna fino in Chiesa. Sono gli ultimi istanti della festa: il simulacro della Patrona viene prelevato dal fercolo e condotto all’interno della Chiesa Madre per essere riposto nella cameretta. L’inno tradizionale risuona tra le spesse mura del tempio e dalla bocca dei devoti esce un solo grido:
Cittadini, Viva Sant’Anastasia! A conclusione arrivano i fuochi d’artificio.
La Candelora
Ogni Festa Grande viene portata in giro per le vie di Motta. Durante il giro per le vie del paese, risalta l’aspetto più folkloristico della Candelora che è dato dal
movimento ondeggiante impresso dai portatori quando viene sollevata e portata in giro. L’arduo compito di sorreggerne il peso è affidato a questi esperti e robusti portatori che fanno uso di grosse cinture di cuoio ancorate alla base della struttura del Cereo. Durante la Festa di tanto in tanto emergono anche
momenti agonistici con gli altri due Cerei dei Rioni avversari, come gare di ondeggiamenti della Candelora, di resistenza e di velocità in salita. La Candelora comunque è al centro di ogni attenzione quando tutti i Campagnoli scendono dal Rione e invadono la piazza principale del paese tra
fuochi d’artificio, coreografie varie, canti, inni rionali e con lo sfondo dei colori giallo e verde. E’ in questo momento, con l’ingresso dei Cerei in Piazza, il pomeriggio del 22 agosto, che il Rione gode dei suoi 20 minuti per stare al centro del paese con atteggiamenti di sfida nei confronti degli altri Rioni, e manifestare la propria devozione a Santa Anastasia.