
I solenni festeggiamenti, che la città di Santa Maria di Licodia (CT) tributa in onore al Patrono San Giuseppe, vengono ininterrottamente celebrati l’ultimo sabato domenica e lunedì del mese di agosto, dal lontano 1876. La festa ha origini più antiche, ma fu proprio in quell’anno che il Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, Cardinale Arcivescovo di Catania e Abate titolare di S. M. di Licodia, e S. Nicolò l’Arena, decise di collocare i festeggiamenti nel mese di Agosto, in concomitanza con l’anniversario di fondazione e infeudazione del villaggio di Licodia (Agosto 1143), e della successiva autonomia comunale ottenuta con Regio Decreto nell’Agosto 1840.
La festa è la più attesa e sentita ricorrenza per i cittadini licodiesi. È annunciata già l’ultima domenica di luglio con lo sparo di mortaretti e il suono della banda, e viene realizzata con l’obolo offerto da tutti i cittadini e devoti. Uno dei momenti più attesi è senz’altro la svelata, o in gergo locale “a sbarrata di San Giuseppi”. Nella serata del sabato, dopo la messa nella chiesa della Consolazione e la processione delle confraternite e associazioni locali, nella chiesa Madre gremita, i fedeli assistono alla commovente elevazione del simulacro, che attraverso un argano, sale lentamente da dietro l’altare, accolto dai VIVA SAN GIUSEPPE, dagli applausi, dal suono dell’organo, delle campane e della banda e dallo sparo di fuochi d’artificio. Segue la Cantata dei devoti in onore al Patrono. La domenica è l’apice dei festeggiamenti.
Dopo la messa solenne, tutto si mobilita per la trionfale uscita, il prezioso fercolo settecentesco, “A’ Vara”, viene portato all’altare maggiore, da qui il Santo scende, e il grido “E GRIDAMU TUTTI VIVA! VIVA SAN GIUSEPPI!” rimbomba tra le navate della chiesa. Quando il Santo è già ancorato al fercolo si passa alla cerimonia della vestizione, nella quale i preziosi che i devoti offrono al Patrono vengono sistemati sul simulacro. Quindi finisce, il capo fercolo “u mastru di vara” suona la campanella che da inizio alla processione. Il fercolo è accolto dalla piazza gremita dai viva, dagli applausi, dalla musica dal lancio di volantini, “zaareddi”, dalla interminabile moschetteria e da una tempesta di fuochi d’artificio. Quando lo spettacolo finisce, il popolo devoto saluta il proprio Protettore con la Cantata , a questa segue la benedizione e la distribuzione del pane di San Giuseppe, simbolo della Divina Provvidenza, che i devoti si contendono a gran fatica.
La processione si snoda per le vie del centro, adornate dalle caratteristiche bandiere ocra e blu, accolta dai devoti, che elargiscono offerte e doni a San Giuseppe. La vara è tirata mediante il cordone da bambini, giovani, adulti,e anziani, tutti uniti nel nome di Giuseppe. Momento particolare della processione e la
corsa nella ripidissima “
'cchianata de Caseddi”, qui i devoti si cimentano, in una faticosa impresa, per percorrere di corsa la salita, che data la difficoltà del percorso viene effettuata in tre riprese. L’arrivo sotto la piazza è trionfalmente accolto dai numerosi spettatori e dai fuochi. La processione continua per i quartieri della Matrice. Nell’antico rione Pepe, avviene la benedizione dei bambini, che offrono al Santo il giglio. La serata della domenica è conclusa dal Pontificale e dallo spettacolo di musica.
La giornata del lunedì è aperta dai colpi di cannone, e la mattinata è allietata dalle note del corpo bandistico per le vie della cittadina. La sera dopo la messa vespertina avviene la seconda uscita del fercolo. La lunga processione, coinvolge quasi tutti i quartieri del paese. Frequenti sono le soste del fercolo per le offerte di cacciagione, frutta, pane e qualsiasi altro prodotto, che verrà conteso all’asta quando la processione avrà fine. Momenti salienti della processione serale del lunedì sono gli omaggi dei vigili urbani, dell’arma dei carabinieri e della parrocchia della Madonna del Carmelo, dove al passaggio della processione si ripete la cantata. Attesissima la “
Calata dell’Angelo”, al
quartiere dei Larghi. Nella sua parte conclusiva la processione percorre tutta la via principale, e arriva nella piazza gremita di fedeli e devoti che aspettano l’asta, durante la quale vengono contesi i doni che la cittadinanza ha offerto al Patrono. Al termine dell’asta il fercolo rientra in chiesa, e tra i viva incessanti dei devoti il simulacro di San Giuseppe viene prelevato dal fercolo e deposto e velato nella Cameretta che lo custodisce durante l’anno. In tarda nottata un grandioso spettacolo pirotecnico chiude i festeggiamenti in onore al Sommo Patriarca.
San Giuseppe Patrono della Chiesa universale, è solennizzato dalla Chiesa Cattolica il
19 Marzo. La festa viene annunciata alla cittadinanza dai colpi dai mortaretti e dalle campane. Si susseguono le messe, alle quali partecipano soprattutto le ragazze che sono state invitate alle “
vergineddi”, e quindi, per rispetto a San Giuseppe, si ha il dovere di confessarsi e partecipare alla messa. Ma senz’altro, la più partecipata è la messa serale, la messa solenne,
“a missa Cantata”, così come viene comunemente denominata. Dopo la celebrazione, il Patrono viene predisposto per l’uscita, la confraternita con il Crocifisso, lo stendardo e i gagliardetti apre la processione, segue il Santo, portato a spalla dai confrati ed accolto dalle campane, dai devoti e dallo sparo di mortaretti e moschetteria. La processione è seguita dal clero, dal corpo bandistico e dai fedeli, e percorre tra musiche e meditazioni le strade adiacenti alla chiesa, che per l’occasione sono addobbate a festa. Dopo il breve giro, la processione ritorna in piazza, e dopo essere stato salutato dai fuochi d’artificio, San Giuseppe ritorna nella cameretta, dove viene deposto e custodito fino alla vigilia della festa di agosto.
Maggiori informazioni
Sito
Viva San Giuseppe
Ultima modifica: 2020-03-10 17:28
Fonte / Autore: Salvatore Riccardo Spoto
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