Le festività esterne legate al culto del Santissimo Salvatore, nelle forme derivate dai riti greco-bizantini prima e cattolico-occidentali dopo, hanno luogo da tempo immemorabile. Dal secolo XVI agli anni sessanta del XX secolo in occasione di tali festività si correva il palio, inizialmente sotto il titolo del SS. Bambino.
Celebrata per tutto l’Ottocento nel giorno della solennità della Sua Trasfigurazione (6 agosto), la festa del Santissimo Salvatore, unico Patrono della città di Militello in Val di Catania, fu stabilita in data fissa nel giorno 18 agosto, con decreto Vescovile, agli inizi del XX secolo (12 luglio 1909) con conseguente Ottava nel giorno 25, per motivi legati alla condizione contadina del tempo, ed incardinata secondo gli schemi tipici tardo-barocchi delle principali feste patronali di Sicilia.
La manifestazione religiosa è frutto di una secolare tradizione (dal 1788). Essa consta di un prologo denominato “Cantata” che si svolge l'8 agosto, durante la quale viene portata in processione una artistica immagine del Redentore, durante la festività vera e propria il 17 e 18 agosto e all' “Ottava” che ha luogo il 25 agosto. La statua del SS. Salvatore viene portata in processione per le vie del paese il 18 agosto, mentre il 25 agosto fa un giro più breve davanti al sagrato della Chiesa Madre. Durante il periodo della festa si svolgono diverse manifestazioni sportivo-ricreative che fanno da contorno alle celebrazioni liturgiche. Notevole e rinomato lo spettacolo dei fuochi d’artificio.
Il Fercolo
Della seconda metà del Settecento è l’attuale e mirabile effigie patronale del Santissimo Salvatore, commissionata su interessamento delle nobili famiglie locali dei Baroni Majorana della Nicchiara, Rejna e con la cooperazione dei fedeli, intagliata dal capo-scuola degli scultori della Sicilia del tempo, il palermitano Girolamo Bagnasco, ed arricchita, ai primi dell’Ottocento di un monumentale fercolo o "vara", opera di grande pregio artistico e particolare equilibrio stilistico e statico, eseguita dal ragusano Corrado Leone, in grado di sfidare le leggi della gravità con l’aerea corona aurea sostenuta dalle esili braccia di quattro angeli; di essi, il primo richiama all’unità del Divino, il secondo alla Sua Trinità, il terzo invita al devozionale inchino ed il quarto al mistico silenzio.
La sacra effigie è impreziosita da ex-voto in oro e argento dei secoli XVII-XIX; tra gli arredi spiccano l’aureola in argento, finemente cesellata e di settecentesca manifattura (1795) e il globo in oro bianco e giallo sormontato dalla croce (1807), recante nell’armilla la personificazione simbologica dei tre segni zodiacali del leone (regalità), della vergine (purezza) e della bilancia (giustizia); alla base, quattro mazzetti di "gigli" in finissimo argento testimoniano della pietas popolare dei primi del XX secolo (1924). Il trono, interamente ricoperto in oro zecchino a "foglie", bianco e giallo, accoglie la sacra effigie del Patrono che, al centro della sua aerea mandorla, richiama al mistero della gloriosa Trasfigurazione.
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Ultima modifica: 2020-01-14 12:03
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