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“Rocca robusta ed elevata che ha fama di esser tra le più quotate, è stata chiamata dei Bagni per una sorgente termale che scaturisce da una rupe vicina; la gente vi si bagna volentieri, perché l’acqua, di temperatura mite, è dolce e ricreatrice. Nei dintorni scorrono fiumi e ruscelli lungo i quali si trovano dei mulini, vi sono inoltre grandi edifici, parchi, villette di delizie e molti alberi da frutto…” Così il geografo arabo al-Idrisi descriveva, intorno al 1154, il luogo ove sgorgano la acque termali e di cui la tradizione narra che furono fatte scaturire dalla Ninfe per ristorare Eracle quando arrivò a Segesta dopo aver attraversato la Sicilia da Capo Peloro per l’antica strada di Imera.
Il sito non mancherà di affascinare per la sua selvaggia bellezza, per la singolarità del fenomeno delle “ricreatrici” acque calde, per il notevole interesse archeologico che esso, nel suo complesso, riveste. Raggiungere le Terme Segestane non presenta alcuna difficoltà: provenendo da Calatafimi Segesta, muovendosi lungo un tratto della statale 113 (dir. Alcamo) di grande valore paesaggistico, si incontrerà, dopo circa 9,2 km, sulla sinistra, un bivio che immette nella provinciale per Castellammare del Golfo; discendendo invece dal sentiero che proviene dal Bosco di Angimbè e, svoltando sulla destra una volta sulla stessa statale, si perviene, dopo circa 600 metri, al medesimo bivio. Svoltando quindi al suddetto bivio a sinistra e procedendo ancora 600 metri circa si attraversa il Ponte Bagni (ove una sosta è d’obbligo per ammirare dall’alto sia la splendida cascata, sulla sinistra, sia la selvaggia gola scavata dal fiume, sulla destra) e si svolta a destra (lasciando a sinistra un tratto di strada che conduce a Segesta): dopo altri 200 metri si incontrerà sulla destra una pista che, raggiunti e superati gli edifici termali, discende sino al fiume. Da qui, se si è attrezzati di stivali di gomma, (ovvero nuotando immersi nelle calde e placide acque) se ne può risalire per un tratto il corso, lungo la bellissima e profonda gola appena ammirata dall’alto del ponte, muovendosi tra verdeggianti pareti, particolarmente doviziose di numerose specie della flora ripariale e rupicola.
Da non perdere inoltre la visita ai resti dell’insediamento di Calathamet che incombe dall’alto sul canyon, in un’area, come già detto, di grande interesse archeologico.
Fonte / Autore: Comune di Calatafimi
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