Ubicato sul versante più orientale dei rilievi della contrada di Terravecchia si erge il sistema collinare denominato Poggio dei Pini. Il colle fu oggetto di studio, alla fine del secolo scorso, da parte di Paolo Orsi che indicò sul colle l'acropoli del centro indigeno e lungo le pendici meridionali ed orientali l'area dell'abitato antico. Inoltre individuò alcune strutture di età ellenistico-romana che attesterebbero una continuità dell'insediamento almeno fino a quell'epoca. Gli scavi archeologici operati nell'ultimo cinquantennio dalle Soprintendenze di Siracusa e di Catania sembrano confermare l'ipotesi di Paolo Orsi.
Nella primavera del 1999 fu intrapreso da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali un intervento di emergenza lungo le balze occidentali del colle, durante il quale vennero alla luce lembi di abitato di età ellenistica: si tratta di due ambienti che hanno restituito un piccolo forno con ceramiche comuni e da fuoco e frammenti fittili, alcuni dei quali riconducibili al tipo di Demetra e Kore. Indagini (1997-1998) lungo le pendici orientali del colle, a ridosso della Strada Provinciale 33, hanno permesso di individuare tracce dell'abitato arcaico classico posto su due diversi terrazzamenti: sul pianoro di quota superiore sono state rinvenute quattro abitazioni di semplice struttura a pianta rettangolare. All'interno della più grande si trova un piccolo forno circolare di tipo domestico. I materiali ritrovati consentono di datare questo complesso nel VI secolo a. C. quando l'occupazione dell'area si stabilizzò, anche se alcuni materiali fanno presumere che nelle seconda metà del VII secolo a. C. il sito fosse già frequentato. Sempre al VI secolo a. C. vanno riferiti quattro isolati rinvenuti nel terrazzamento inferiore, suddivisi in nuclei abitativi con vani a pianta rettangolare, articolati intorno a piccoli cortili lastricati e separati da strade pavimentate da basole di forma poligonale di calcare bianco e compatto.
Nella prima metà degli anni '90 sul promontorio di Poggio dei Pini furono eseguiti saggi per verificare l'estensione dell'abitato greco-indigeno. Le indagini permisero di individuare resti riferibili a diversi contesti e a tre distinti momenti cronologici. Tra le strutture rinvenute la più antica è una capanna intagliata nella roccia, databile tra la fine dell'età del bronzo e gli inizi dell'età del ferro in base al rinvenimento di alcuni reperti oggi al Museo Civico di Grammichele. Un altro importante rinvenimento è costituito da un tratto di muro che si estende alle pendici del la collina di Poggio dei Pini, per il quale resta incerta la funzione, è in dubbio se si tratti di una cinta di fortificazione o piuttosto un sistema di terrazzamento della collina. La presenza di un'area sepolcrale a nord del suddetto muro, in uso dal VI al IV secolo a. C., che segnerebbe il limite di espansione dell'abitato e le indicazioni degli scritti di Paolo Orsi indurrebbero a propendere per la prima ipotesi.
Fonte / Autore: Comune Grammichele