Visibile da Piazza San Martino, posta su uno strapiombo di roccia lavica, è l’unica superstite delle Otto torri messe a guardia della Città sulla cinta muraria. Esistente già ai tempi di Federico II di Svevia, occupava probabilmente un’estensione maggiore di quella attuale. Fu sede del Giustiziere del Valdemone, diventando così luogo di detenzione di prigionieri e condannati a morte (le finestre con inferriate del lato nord si affacciano addirittura sulla Timpa di S.Giovanni, dove si innalzava il patibolo), per poi passare, attraverso alterne vicende, alle famiglie Romeo e Vagliasindi, che ne assunsero il titolo, ed infine venire destinato a carcere mandamentale. Luogo orrido e buio, con le cellette a forno, il pozzo dei sepolti vivi che venivano calati con la carrucola, la camera della tortura, la galleria dei teschi; oggi restaurato e restituito alla cittadinanza, col suo nobile prospetto, il portale sovrastato dall’aquila sveva, la torre merlata, è stato trasformato in un centro culturale permanente, ospita mostre ed esposizioni d’arte, un’interessante collezione di Pupi siciliani, e dal 1998 è sede del Museo archeologico Paolo Vagliasindi.
Il Castello, restaurato di recente, ospita dal 1986 la Collezione di Pupi Siciliani, acquistata dal Comune grazie a un contributo della Regione Siciliana. Esistono differenze marcate tra le due principali scuole "pupare" dell'isola e cioè Catania e Palermo. I 21 pezzi ospitati a Randazzo appartengono alla scuola catanese e risalgono agli inizi del novecento. Sono esposti i pupi che, come tradizione vuole, venivano e vengono tuttora utilizzati per portare in scena varianti delle chansons de geste dell'epoca di Carlo Magno e dei suoi paladini. I pupi fanno parte di un “mestiere” del “puparo” messinese Cavaliere Ninì Calabrese, che è stato uno dei più importanti operanti degli inizi del ‘900. Esistono differenze marcate tra le due principali scuole “pupare” dell’isola, e cioè quella catanese e quella palermitana. In una sala del Castello Svevo, ricavata nel terrapieno durante i lavori di restauro, e destinata anche a conferenze, mostre, manifestazioni culturali, ha trovato sistemazione la collezione di marionette.
I pezzi ospitati in questo museo di particolare interesse etno-antropologico, sono tutti vestiti, come vuole la migliore tradizione, in abiti guerreschi, rappresentano il ciclo famoso della “chanson de geste” dei francesi. Le armature sono state ricostruite intorno agli anni 1912 – 1925, da Emilio Musumeci, valente costruttore di armature di Riposto, allievo del famoso costruttore Puddu Maglia.Parte dei pupi, appartenenti alla stessa collezione, si trova presso il Museo Palermitano delle Marionette. I personaggi sono quelli più famosi che da sempre appassionano grandi e piccoli: Orlando, Rinaldo, Morgante, Goffredo di Buglione, Bradamante, Carlo Martello, Gano di Maganza, Rodomonte di Algeri, Ferraù di Spagna, Ginamo di Bajona, Dudone della Mazza, Guidone Selvaggio e tanti altri. Un culto tradizionale della bella e “colorita” terra di Sicilia. La collezione è stata arrichita da altri 15 Pupi Siciliani, recentemente acquistati dal Comune. I nuovi Pupi (Re Lubrica, Erminio, Ruggero dell'Aquila Bianca, Sacripante...) conferiscono un maggior prestigio alla vecchia collezione, ora pressochè completa. Il visitatore può infatti ammirare quasi tutti i personaggi che a lungo hanno animato una delle rassegne culturali più importanti della nostra isola: l'Opera dei Pupi.
Orario visite:
tutti i giorni ore 9.00-13.00 e 16.00 - 19.00
Visite guidate presso il Centro Visita "Parco dei Parchi"
Ingresso a pagamento.
Biglietto cumulativo per i tre Musei
Infoline: Castello Svevo tel. 095.7991611