L’imponente e suggestivo
Castello, di origine araba (IX secolo), ampliato in epoca normanna e sveva, la più importante fortezza della Sicilia occidentale, contiene elementi di grande rilevanza architettonica come la medievale scala a chiocciola, la torre ancora esistente detta dell’Artigliera, del 1537, e il portaletto con motivi decorativi tardo gotici. Si trattava della dependance di un più importante maniero, detto
Calathamet (Castello dei Bagni), che sorgeva su di una roccia chiamata
Al Hammah. Questo nome le deriva dalla presenza di una sorgente di acqua termale che sgorgava nei pressi.
Il castello oggi è stato restaurato, l’Amministrazione Comunale del Comune di Castellammare del Golfo ha adibito il monumento, simbolo storico dell’identità della cittadina, alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico della città e del suo territorio, articolandolo in ben 4 sezioni, come punti cardinali imprescindibili per orientarsi al meglio nella conoscenza della Sicilia più vera e sincera. Al suo interno, per iniziare, si può visitare il Museo dell’Acqua e dei Mulini che prende le sue mosse dal progetto ARAMIS, un progetto europeo che, più che fisico-reale, deve meglio intendersi come progetto “concettuale” dato che è suo scopo, con la ricerca e lo studio, mettere in evidenza – oltre la matericità delle costruzioni – la stretta relazione tra uomo e macchina, tra sviluppo di questa e sviluppo del primo. Ecco quindi il centro scientifico-museale allestito nel castello che rende pubblici i risultati di un lungo lavoro di studio e documentazione sui materiali e sulle macchine debitamente restaurate. In questa sezione del polo museale, utilizzando sistemi di comunicazione didattici, anche mediante l'ausilio di tecnologie multimediali (video, diapositive, testi e foto) di impatto sull'immaginario e sulla memoria collettiva dei fruitori, sono esposti differenti attrezzi, delle tecniche agricole e dei modi di vivere antichi del territorio, ma soprattutto potrà diventare uno stimolo per gli abitanti della zona a riflettere sulla propria identità culturale. I visitatori del Museo dell'Acqua e dei Mulini possono appropriarsi di queste realtà architettoniche e territoriali che costituiscono le testimonianze di un vasto processo storico di antropizzazione della campagna europea.
Connesso con il Museo dell’Acqua e dei Mulini è il
Museo etno-antropologico (Fondazione “
Annalisa Buccellato”), le cui sale conservano oggetti di uso quotidiano per quelli che furono fabbri, calzolai, muratori, falegnami, bottai e conciapiatti di un tempo. E insieme con i loro ferri del mestiere, anche gli utensili necessari alla coltivazione dei campi, per lo più seminati a cereali, tra cui non mancano gli attrezzi per la coltivazione della vite e dell’ulivo. Scopo principale di detto museo è conservare la memoria del passato per suggerire gli stretti legami intercorrenti tra vecchio e nuovo nella consapevolezza di una continuità tra ciò che è e ciò che è stato.
Il Museo Archeologico presenta ai visitatori, tra l’altro, i ceppi d’ancora e le anfore da trasporto risalenti al periodo romano, a testimonianza del fatto che il sito è stato l’importantissimo emporio segestano di cui hanno parlato grandi storici del passato (Tucidide, Stradone, Cluverio…), fino a Pietro Longo che spiega: «(…) il sito di esso senza meno era quello istesso che al presente viene occupato dalla terra di Castello a Mare del Golfo; che un tempo dicevasi Seno Egestano, distante da Segesta circa cinquemila passi verso il Settentrione, poco lungi dalla foce del fiume Crimiso. Questo si è il comune sentimento degli Eruditi, sostenuto da vari contrassegni, troppo manifesti; primieramente quivi trovasi una Cala, sufficiente a mantenere il traffico del Caricatore di frumento, di vino, e di molti altri generi di commercio, che si fa colle estere Nazioni. Inoltre la qualità del luogo, dalla natura stessa fortificato, è tutto isolato, in maniera che per via di un ponte si unisce al continente; la fortezza, che si erge sopra un'alta rupe, in cui vanno a spezzarsi l'onde adirate del mare di tramontana, sono i caratteri più chiari del sito di questo emporio». (Ragionamenti Istorici sulle colonie dei Troiani in Sicilia, VII, cap. XIX, pag. 116 - Palermo 1810).»
Ovviamente, le memorie mediterranee non possono prescindere dalle tradizioni legate alla pesca cui è dedicata l’intera sezione del Museo delle Attività Marinare. Al suo interno una interessante collezione di attrezzi per la pesca del tonno e strumenti per la navigazione in queste “trafficatissime” acque, solcate in lungo e in largo da flotte commerciali e da branchi di tonni che, in epoche remote, fecero la fortuna di piccoli villaggi come Scopello, florida antica tonnara. Alla pesca del tonno è legata buona parte delle tradizioni locali, e per meglio spiegare quanto debba a questo argenteo pesce la gente di Sicilia nel museo è stata allestita una sezione contenete pannelli illustrativi con foto, disegni, mappe e relazioni, soprattutto per spiegare il più chiaramente possibile l’ingegneria della tonnara, la sua geniale costruzione che ha avuto in epoca araba la sua definitiva “omologazione”. Per le ricette sui mille modi di cucinare il tonno… qualunque donna siciliana è in grado di darvi informazioni utilissime! Completano il polo museale una attrezzatissima sala conferenze dedicata alla memoria storica, la sala dedicata ai beni culturali e paesaggistici della città e del suo territorio e n° 2 sale dedicate agli eventi culturali e di spettacolo di maggiore rilievo: la Sacra rappresentazione “Nostra Principalissima Patrona” e “Castellammare sul set” film, fiction, spot pubblicitari e reality girati a Castellammare.
Ufficio turistico: Castello Arabo Normanno
tel.0924.30217
Fonte / Autore: www.anticoemporiosegestano.it
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