È stato fin qui creduto che la palazzina cinese quale oggi si vede sia stata costruita per volere del re Ferdinando. L’affermazione è inesatta. Allorquando il sovrano ebbe in suo potere la tenuta e adunò colà i Signori per le feste, la palazzina era né più né meno che nelle condizioni in cui l’aveva trovata, costruita precedentemente da Benedetto Lombardo…Ma la casina di questo signore mal si adattava ad una residenza regale sicché Ferdinando la fece trasformare come oggi si vede ma volle mantenere il ricordo di quella precedente. Queste le considerazioni di Francesco Valenti, Soprintendente all’Arte Medievale e Moderna della Sicilia, che negli anni ’30 per primo compie un’analisi storico-critica della Real Casina della Favorita.
La casina nella Piana dei Colli scelta da Ferdinando I di Borbone è infatti quella appartenuta al barone Benedetto Lombardo della Scala, descritta in costruzione da Léon Dufourny nel suo diario palermitano il 21 ottobre 1790, in occasione della visita che egli vi compie con l’amico Giuseppe Venanzio Marvuglia …da don Benedetto Lombardo ai colli con don Giuseppe Marvuglia. Egli vi sta costruendo per quest’avvocato una villetta cosidetta cinese. La casina alla fine del Settecento rappresentata nella gauache su cartoncino senza data del pittore Pietro Martorana appare in muratura con ballatoi lignei in due ordini, con ringhiere dipinte di rosso e coperta da tetti a padiglione, tre per lato di colore giallo e due centrali più alti di colore verde.
Nel 1799 Giuseppe Riggio principe di Aci, delegato di re Ferdinando, richiesta la concessione della casena dei Lombardo a nome di Sua Maestà, incarica l’architetto regio Giuseppe Venanzio Marvuglia di valutare la fabbrica al fine di stabilire il giusto censo annuale; la descrizione contenuta nella perizia di consistenza indica la struttura primaria in muratura, la distribuzione interna organizzata con spazi di rappresentanza al centro ed ambienti privati laterali, già in larga parte definiti anche nella decorazione pittorica; le scale esterne e le balconate, in legname di castagna....adornate alla Chinese, e la copertura con n°8 copertizzi a padiglione di stile chinese con cappello in cima, e bandiera, mattonati li due più alti di mattoni stagnati..; la descrizione coincide con la rappresentazione iconografica di Martorana. Nello stesso anno prendono avvio i lavori di riforma della casina diretti dallo stesso Venanzio Marvuglia, e, dall’anno 1802, dal figlio Alessandro Emanuele, lavori che per volere di Ferdinando dovevano mantenere il carattere esotico dell’edificio, omaggio alla moda delle cineserie già in voga alla corte di Napoli. All’esterno i tetti a padiglione laterali vengono sostituiti da due terrazze simmetriche cinte da colonnati a sorreggere architravi lignee a traforo; in corrispondenza della parte centrale viene eretta una grande copertura a padiglione su tamburo ottagonale sormontata da pinnacolo a doppio calice rovesciato; ai prospetti nord e sud viene aggiunto un pronao emidodecagono con sei colonne coronato da cornice a pagoda; ai fianchi della casina vengono agganciate due scale elicoidali contenute in torrette troncoconiche, collegate attraverso corti passaggi aerei ai ballatoi continui del piano rialzato e del piano nobile; decorazioni policrome con ocre gialle rosse e grigie conferiscono maggiore pregio ai prospetti della Real Casina Cinese ai Colli. L’originalità della casina Lombardo è ricondotta da Venanzio Marvuglia alle regole dell’architettura classica attraverso marcate assialità che impone alle facciate. Le proporzioni matematiche che improntano la produzione artistica di Marvuglia (negli stessi anni progetta la neoclassica casina del p.pe di Belmonte all’Acquasanta) conferiscono rigore compositivo alla fabbrica pur nell’utilizzo di quelle fantasie del nuovo gusto cinese.
La razionalità compositiva in pianta è affidata all’asse nord-sud, elemento ordinatore dei cinque livelli della casina; al piano seminterrato è la grande sala da ballo centrale, disimpegni e la sala da bagno di Ferdinando sul lato ovest, sul lato est l’ambiente che contiene l’originale meccanismo ligneo a saliscendi della superiore sala da pranzo privata la tavola matematica; al piano rialzato il salone cinese di rappresentanza, con ai lati gli ambienti del re; al primo piano gli alloggi dei cavalieri e mezzanini per la servitù; al secondo piano, nell’alloggio della regina Maria Carolina, il salotto turco, la saletta ercolana, la camera da letto con alcova; l’ultimo livello, cui si accede da quattro scale a chiocciola in ferro poste sulle terrazze laterali, è un unico ambiente ottagonale la sala dei venti o specola. Per l’eclettico apparato decorativo degli ambienti, realizzato tra il 1805 ed il 1808, si fa uso di un completo repertorio figurativo dell’Oriente cinese accanto allo stile neoturco ed al tema dell’antichità legato agli scavi archeologici di Ercolano e Pompei.
Orari apertura:
dal martedì al sabato ore 10.00 - 17.30
domenica e festivi iore 9.00 - 13.00
lunedì chiusura.
Informazioni: Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali di Palermo telefono: 091.7071248
Fonte / Autore: www.comune.palermo.it
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