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Tra le più celebri è Villa Palagonia dei Principi Gravina di Palagonia, del 1715, detta "villa dei mostri" per i mostri in pietra che decorano il parco. Ricordiamo Villa Butera, la prima (1658), Villa Valguarnera, Villa Trabia, Villa Cattolica - che ospita il museo comunale Renato Guttuso dove sono conservate molte opere dell'autore nonché tele e sculture di altri artisti locali come Pellitteri, Villa Cutò, Villa San Cataldo, Villa Villarosa, Villa Sant'Isidoro, Villa Ramacca, Villa Serradifalco, Villa Larderia.
Villa Gravina di Valguarnera - Fu eretta nel 1721 su progetto di Tommaso Maria Napoli. È la più fastosa e meglio conservata anche per quel che riguarda il parco che la circonda. È inoltre la più fedele al progetto "classico" cinquecentesco che prevedeva due corpi bassi protesi a guisa di quinte davanti alla costruzione centrale, un tipo di impostazione architettonica che nel '700 aveva grandissimo successo e che fu largamente applicato nella costruzione delle ville. Davanti alla casina si apre un vasto piazzale a doppia esedra e un grande scalone a tenaglia mena all'ingresso del piano nobile. Sull'attico si susseguono statue di Ignazio Marabitti e all'interno vi sono ricche decorazioni pittoriche di Elia Interguglielmi.
Villa Palagonia - Fu progettata dallo stesso architetto della Villa Valguarnera e presenta infatti alcune caratteristiche comuni con essa. Tuttavia ben diversa è la sua originalità e fama, legata non tanto all'edificio in sé ma alle incredibili statue volute da uno dei nipoti del fondatore e di cui ci riferiscono tra lo stupito e l'inorridito i viaggiatori del '700, da Goethe a Brydone, da Swinburne a Houël. Quest'ultimo eseguì un'accurata serie di disegni che ci permettono di immaginare come fosse in originale la villa dello stravagante signore. Ferdinando Gravina, questo il nome del principe, preso da una bizzarra fantasia - da molti contemporanei interpretata come una vera e propria follia - commissionò a diversi artigiani seicento statue mostruose e, a giudicare dai risultati, questi gareggiarono tra loro per creare quello più brutto, più deforme, più impressionante o semplicemente più buffo. Oggi di questa singolare parata di statue restano solo 62 esemplari, posti tutt'intorno al muro di cinta della villa, quasi a corteggiarla in grottesco convegno. Oggi il palazzo, monumento nazionale di proprietà privata.
Villa Villarosa
Don Placido Notarbartolo, duca di Villarosa, dà inizio alla costruzione della villa, alle falde del monte Giancaldo, intorno al 1770. I lavori vengono iniziati su progetto dell’architetto di famiglia Venanzio Marvuglia e poi seguiti via via da altri architetti fino alla fine dell’Ottocento. La villa è una costruzione rettangolare a due piani, e presenta all’ingresso principale un grande portico in stile corinzio, ad otto colonne, al quale si accede da un’ampia scalinata in tufo arenario. Di particolare eleganza è il prospetto rivolto verso Bagheria; molto più severo quello verso Palermo, caratterizzato da pilastri che sorreggono la cornice triangolare. La facciata principale ha cinque aperture che danno nel salone di ricevimento, che funge da disimpegno a tutti i vani del piano terra. Il palazzo ha uno scantinato, un piano rialzato e un piano nobile. Da una scala interna, con balaustra in ferro, si accede al piano superiore costituito da diverse sale convergenti sul ballatoio, che si affaccia sul salone centrale. Lo stile dell’edificio è ispirato al neo-classicismo, con richiamo ai canoni dell’arte greca, e privo di elementi barocchi. Nel 1911 la villa fu data in affitto ad un collegio di padri Gesuiti che realizza rono all’interno una serie di interventi che modificarono l’assetto originario.
Palazzo Aragona - Cutò
Il palazzo fu costruito nella prima metà del Settecento. Ad esso si accede dall’antica via Consolare. L’emblema araldico della casata è rappresentato dai busti di leoncello posti a decorazione dei timpani delle finestre. Gli ambienti, con le loro vistose decorazioni e rivestimenti in marmo rosso, assumono un tono di elegante gusto estetico con i resti di decorazioni che rivestono le volte dei soffitti. Lo scalone, a doppia rampa, racchiuso in un vero cortile di palazzo è uno dei pochi esempi di scalone monumentale coperto che si incontri nelle ville di questo periodo. Il palazzo, costituito da un grande complesso quadrilatero, è sormontato da una vasta terrazza coperta, dalla quale il principe godeva il panorama e ammirava con gli amici della nobiltà i fuochi d’artificio del “Festino” di S. Rosalia a Palermo. Oggi il palazzo è sede della biblioteca comunale.
Villa Cattolica - sede del Museo comunale Renato Guttuso
In prossimità dell’ingresso del Comune di Bagheria, in un’incantevole zona circondata dal verde, si erge austera Villa Cattolica. Costruita nel 1736 da Francesco Bonanno, principe di Cattolica, la villa, circondata da alte mura merlate, appare come un castello di grande mole con un’artistica architettura barocca. Esso si presenta di forma quadrangolare con due esedre parallele, una delle quali accoglie lo scalone; l’altra un’ampia terrazza con loggiato sottostante, recentemente recuperato dal comune di Bagheria.
Guardando verso la parte superiore del fronte in cui si svolge lo scalone, sopra il balcone centrale, si può osservare lo stemma di Giuseppe Bonanni e Filangeri, principe di Cattolica, e l’incisione della data di edificazione del palazzo. Dal 1973, in seguito ad una generosa donazione di opere del maestro pittore Renato Guttuso a Bagheria, il piano nobile è la sede del museo Guttuso. Dal 1990, nell’esedra settentrionale è stato collocato il sarcofago monumentale, disegnato dall’amico fraterno Giacomo Manzù, che accoglie le spoglie di Guttuso. Al piano terra operano da qualche anno, un laboratorio teatrale e due antiche “putìe”: quella dei pittori di carretto dei fratelli Ducato, e quella del maestro Durante, scultore della pietra d’Aspra. Dal 1988 la Villa è di proprietà comunale.
Fonte / Autore: www.comune.bagheria.pa.it/?id_nodo=507
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