Il santuario, Chiesa Madre di Alia, fu costruito tra il 1630 e il 1639 per volontà di donna Francesca Cifuentes Imbarbara, moglie di Pietro Celestri, e del figlio di donna Francesca Giovanni Battista Celestri, come professione di fede e supremo atto di devozione, ma anche rafforzamento del vincoloi, tra il potere politico feudale e quello ecclesiastico. Dunque il culto per la "Bedda Matri" di tutte le Grazie nasce di fatto con Alia perciò il legame della Madonna con gli aliesi è saldissimo, è parte della loro identità più profonda.
La chiesa sorge su un preesistente Cappella del Crocifisso, al quale è consacrato in altare della chiesa; questa cappella era rimasta nel centro dell'altra in direzione dell'alta maggiore. L'edificio è in stile tardo rinascimentale, con archi e tutto sesto, alcuni elementi decorativi in stile barocco, tra cui spiccano gli stucchi dell'abside con rilievi d'oro realizzati dal Sesta, restaurati nel 1980 dalle maestranze di Ragusa. L'edificio è a pianta rettangolare a tre navate, ma le due laterali con volte a crociera sono state edificate solo in tempi recenti (la navata destra nel 1900, la sinistra nel 1060). Il progetto originario prevedeva la fabbrica di un secondo campanile, simmetrico ed uguale a quello esistente, ma rimase a metà per mancanza di mezzi. Il prospetto è stato rifatto in questo secolo.
La decorazione esterna comprende quattro lesene sormontate da capitelli in stile corinzio, e timpani alla maniera cinquecentesca. Del 1975 è il portale dell'ingresso principale, scolpito a bassorilievo da Catania e D. Cassata, con scene dal nuovo testamento. Di recente è stato rinvenuto l'atto costitutivo della parrocchia e del beneficio parrocchiale voluto da Pietro Celestri affinché il sacerdote don Michele Purpura, risiedesse stabilmente ad Alia per la cura dei fedeli; l'originale si trova presso la Biblioteca Nazionale di Palermo.
Hanno realizzato affreschi e tele per il santuario numeosi artisti, tra cui due personaggi storici della pittura siciliana della seconda metà del novecento: Gianbecchina e Totò Bonanno. Gianbecchina, nato a Sambuca nel 1909 e morto di recente, e il pittore della civiltà contadina siciliana filtrata attraverso uno stile intensamente espressionista e neorealista, legato alle più importanti correnti artistiche del novecento a cui il pittore fu vicino attivamente. Nella Crocifissione e nella Resurrezione del santuario i protagonisti sono uomini comuni, hanno il volto sofferto e piegato dalla fatica di tutti i suoi contadini innamorati della terra. Totò Bonanno (Lercara Friddi, 1928), si è formato con il più importante pittore futurista siciliano, Pippo Rizzo, e nel secondo dopoguerra si è trovato coinvolto nel dibattito internazionale tra astrattismo e figurazione. Tra gli anni '50 e '70 la sua attività espositiva è molto intensa e si svolge tra Palermo, Milano, Zurigo, Gand. Le opere realizzate per Alia si inseriscono nella più recente fase della sua pittura che si accosta a temi sacri; ha realizzato infatti sei pale d'altare per la chiesa di S. Tommaso a Palermo ed uno splendido ritratto del cardinale Pappalardo. I dipinti della Chiesa Madre interpretano il tema biblico ed evangelico in chiave surrealista con un simbolismo forte e ricco di riferimenti culturali, mentre vengono abbandonati i colori afoni cari all'opera di Bonanno, a vantaggio di un vero e proprio trionfo cromatico.
Fonte / Autore: Comune di Alia
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