La chiesa di stile Romanico-Lombardo, dedicata da sempre ai Santi martiri Alfio, Filadelfio e Cirino, è opera dell'architetto Alfio Torrisi nativo di Trecastagni. La navata centrale, iniziata nel 1650, è stata completata nel 1662. Il campanile è del 1857, mentre le navate laterali sono del 1878 quella del Crocifisso e del 1884 quella del Sacramento. Per il continuo afflusso di pellegrini, con decreto del cardinale Nava del 1 febbraio 1928, la chiesa veniva eretta a Santuario, e poi nel 1940, diveniva Parrocchia. È vicaria Curata sotto il titolo dei
SS. MM. Alfio Filadelfo e Cirino. La chiesa odierna in stile lombardo con richiami corinzii fa corpo con l'edificio ed è bene intonato. L'interno è costituito da tre navate a croce latina, e fu fabbricato in varie epoche. Anticamente si componeva di una sola piccola navata costruita sui ruderi dell'antica icona che i primi cristiani eressero sul posto dove sostarono i Martiri Fratelli nell'anno 252. L'avvenuto ritrovamento delle reliquie dei Martiri nel 1517 e la loro traslazione a Lentini, diedero sicuramente la spinta a costruire una nuova Chiesa. La Chiesa odierna non è più nel luogo dove si trovava prima. Il 7 gennaio del 1650 il Vicario Generale Francesco D'Amico, in sede vacante, concedeva il permesso di allargarla, perciò fu costruita in forma più grande, ma sempre di una sola navata. Le fabbriche furono compiute nel 1662, come rammenta la lapide posta sulla porta maggiore. Non subì danni sostanziali nel terremoto del 1693 che distrusse Trecastagni. Il 12 agosto 1713 si fece la prima campana ed il 25 aprile 1824 fu fusa nel piano di S. Alfio la campana maggiore, col concorso dei fedeli del paese e di quelli di Pedara; nel 1857 si costruì l'attuale campanile su progetto del compaesano Arch. Giuseppe Torrisi. Nel settembre del 1861 il dott. Carmelo Coco di Trecastagni donò la campana detta di S. Stefano, fusa in Giarre da Mariano Arcidiacono e figli Pietro e Francesco. Solo nell'anno 1878 data l'importanza del culto, si pensò a trasformare la Chiesa aggiungendo la navatella del Crocifisso, che fu costruita con forte contribuzione del dott. Sebastiano Nicolosi Zappalà, e nel 1884 si costruì l'altra consimile dal lato opposto, adornandole di tre altari di marmo, e cioè : l'Altare Maggiore, quello del Sacramento, e quello di S. Giuseppe oggi del Crocifisso.
All'interno del Santuario troviamo un curiosissimo Museo degli ex voto, collezioni più o meno consistenti, ancora scarsamente conosciute e studiate, delle quali occorre valorizzare lo spessore storico e socioculturale. L'ex voto consiste generalmente in un'offerta fatta alla Madonna oppure a un santo (o tutelari di un paese o titolari di una chiesa, di una cappella, di un santuario), in segno di riconoscenza per la grazia ricevuta. L'offerta votiva si esplica in tanti modi: sotto forma di denaro, di un oggetto più o meno prezioso, oppure di una parte del corpo umano riprodotta in cera. Ma, oltre a questo genere di offerte, troviamo una vasta gamma di ex voto di natura e materiali diversi, come cappelli, capi di vestiario, attrezzi ortopedici (stampelle, busti, cinti erniari, ecc.) cuori, occhi, mammelle d'argento, vari tipi di armi, bossoli e schegge di proiettili, e qualsiasi altro oggetto che abbia avuto relazione con la grazia ricevuta. Tra le offerte tangibili, segno e atto dello scioglimento di un voto, spiccano le tavolette votive, il cui interesse artistico e antropologico e veramente notevole. Le tavolette votive sono dei quadretti di materiale vario che riproducono mediante un disegno pittorio la "scena del miracolo", ossia il particolare momento di grave pericolo che si ritiene superato per intervento divino. Da qui il nome di "miracoli" con cui vengono chiamate questa tavolette in molte regioni d'Italia. L'offerta votiva non è una caratteristica della religione cristiana.
Fonte / Autore: www.santuariotrecastagni.it
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