Giuseppe Pitrè attesta che sin dai tempi della dominazione araba in Sicilia esisteva a Gratteri (PA) il culto verso l'Apostolo Giacomo. Dice la tradizione che questo Santo intervenne visibilmente durante il combattimento per la liberazione del paese in favore di Ruggero d'Altavilla contro gli odiati Saraceni. Infatti, nella Coroncina e le lodi in onore di San Giacomo, lo si esalata perché ai prieghi del gran Ruggero normanno, nel giorno della sua festività, visibilmente combattendo a favor suo, scacciò i Saraceni e liberò questo afflitto Comune dal loro giogo. Alla tradizione viene di conforto la storia, poiché tutti gli storici che s'occuparono di Gratteri asseriscono che San Giacomo ne è il patrono e che verso il 1150, il citato Ruggero, assieme ad altre insigni reliquie, volle far dono agli allora Signori di Gratteri di un osso del costato del Santo, che a tutt'oggi è conservato in un'argentea teca e solennemente venerato.
Sino al 1860 la festa si celebrava con grande sfarzo il 25 luglio ed era preceduta da un pubblico mercato di otto giorni. Da quella data, per volontà popolare, la festa fu trasferita l'8 e il 9 settembre d'ogni anno. Bisogna dire che i gratteresi, anche quelli lontani, fanno in modo d'essere sempre presenti e chi non può manda annualmente il suo obolo. La festa minore si svolge comunque il 25 di luglio. Il simulacro è una statua in grandezza naturale in legno pregiato, rivestito d'oro zecchino e collocato sotto una cupoletta sorretta da colonnine di ferro. Il santo è rappresentato con il libro sotto il braccio, simbolo del vangelo e con il bordone di pellegrino nella mano destra, ornato nella stole rossa, simbolo del suo sacerdozio e del suo martirio. Collocato sul fercolo (a vara) che pesa diciotto cantàri (un cantaro equivale a 80 kg), occorrono dai dodici ai sedici giovani dalle robuste spalle per trasportarlo. Eppure lo si porta in processione per tutte le vie e viuzze del paese durante la raccolta delle offerte (questula). La festa termina con la solenne processione la sera del giorno 9, alla quale partecipano le Confraternite, il Clero, le autorità cittadine e una folla strabocchevole di paesani.
Al termine della processione, nella piazza antistante la Chiesa Madre, su un altare preparato per l'occasione, dopo una solenne predica, avviene la benedizione con la reliquia del Santo, mentre i portatori s'inginocchiano reggendo il pesante fercolo sulle spalle. Nel silenzio più assoluto si ode una voce, il grido di fede dei gratteresi: E chiamamulu cu vera fidi!. E risponde tutto il popolo: Viva lu gran protettori San Gniavicu!. Dopo la benedizione il Santo viene riportato nella sua Chiesa e collocato nell'altare maggiore. Come devozione verso San Giacomo, alla fine della processione è usanza distribuire ai fedeli alcuni grappoli di uva, simbolo della festa.
Foto Gisella Gussio
Ultima modifica: 2023-04-29 07:23
Fonte / Autore: www.gratteri.org
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