Feste e sagre in Sicilia

Montagna di Ramacca

n.d. - Ramacca (CT)

Parte del sistema collinare che delimita ad occidente la Piana di Catania dividendo le valli dei fiumi Gornalunga a Nord e dei Margi a Sud, la Montagna di Ramacca, a circa due chilometri ad Ovest del paese moderno, è un rilievo calcareo alto m. 559 s.l.m. di notevole bellezza paesaggistica.

Questa posizione, dominante rispetto alle valli fluviali (a Nord e a Sud), alla Piana di Catania (a Nord Est) e, pur ad una certa distanza, al sistema degli Erei, ne ha favorito nel corso dei secoli l'insediamento da parte dell'uomo probabilmente sin dalla preistoria. Pur non avendo per questa età tracce consistenti di occupazione le ricerche archeologiche, condotte sistematicamente a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno comunque rivelato la frequentazione dell'area durante il Neolitico antico (frammenti ceramici della cosiddetta cultura di Stentinello), l'Eneolitico (...) e l'antica età del bronzo (reperti ceramici della facies di Castelluccio: 2000-1400 a.C.).

Di notevole interesse alcuni frammenti ceramici rinvenuti di tipo ausonio (X - IX secolo a.C.) forse riferibili ad un villaggio che sembra avere in uso alcune tombe a grotticella artificiale con porta riquadrata scoperte nelle aree di necropoli a Sud-Est e a Sud-Ovest della Montagna.

L'AREA DELL'ABITATO

Abitata con maggiore probabilità già nell' VIII secolo a.C. la Montagna è certamente sede di un centro siculo (secondo alcuni la città di Eryke citata dalle fonti antiche) nel VII secolo a.C. periodo alla fine del quale risale l'impianto di una casa (denominata "casa RM") nell'area ai piedi del punto più alto della collina, la cosiddetta Acropoli. La casa, costruita con muretti a secco, era composta da un vano diviso da un tramezzo in due ambienti rettangolari dotati di banchina, focolare e pozzetto, nei quali furono rinvenute ceramiche da cucina, grossi pithoi destinati alla conservazione dell'acqua e delle derrate alimentari, oltre ad alcuni strumenti da lavoro (una sega, dei coltelli) in ferro. La casa fu abbandonata in fretta nel corso della prima metà del VI secolo a.C. in coincidenza con una violenta distruzione che interessa il centro della Montagna ed altri abitati siculi vicini (ad esempio il centro sulla cittadella a Morgantina).

A pochi metri dalla casa RM in direzione Ovest si trova un grande basamento costituito da undici blocchi rozzamente squadrati. L'uso di questa struttura imponente è ancora ignoto.

Se la casa RM non è oggi più visibile poiché reinterrata per assicurane la migliore conservazione, nella stessa area sono invece accessibili i cosiddetti Edificio I e Edificio II, ciascuno composti da diversi ambienti, caratterizzati da vasche e canalette, in parte costruiti in parte scavate nella roccia secondo una tecnica edilizia documentata in Sicilia durante l'età arcaica e classica.

Sempre ai piedi dell'acropoli, lungo il ciglio meridionale, è da segnalare la scoperta di un edificio (oggi non più visibile) a pianta rettangolare (circa m. 16,75 di lunghezza) destinato al culto di una divinità non ancora identificata, mentre un piccolo santuario rupestre dedicato alle dee Demetra e Kore si trova su una bassa collinetta sul versante settentrionale della Montagna.

Nel settore occidentale dell'acropoli sono stati rintracciati tratti delle mura dell'abitato ed una porta aperta nella stessa cinta muraria che doveva consentire il passaggio pedonale e quindi la comunicazione tra acropoli e parte settentrionale dell'abitato. Come hanno dimostrato le ricerche archeologiche mura e porta vengono distrutte tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. quando il centro sulla Montagna di Ramacca sembra coinvolto, insieme ad altri centri siculi della zona (Monte San Mauro presso Caltagirone ad esempio), nelle azioni di conquista del tiranno Ippocrate di Gela.

Da questo momento la vita del centro della Montagna sembra svolgersi in forme ridotte (l'area dell'abitato arcaico nel IV secolo viene in parte occupata da tombe) anche se non mancano comunque tracce di una occupazione come documenta una ulteriore distruzione del sito al tempo di Ducezio.

LE NECROPOLI

Fino ad oggi sono note tre aree di necropoli (ad Est, a Nord e a Ovest) riferibili all'abitato della Montagna. Le tombe, in gran parte depredate da scavatori clandestini, sono soprattutto di tipo indigeno a camera scavata nella roccia anche se non mancano le semplici sepolture a fossa di tipo greco scavate nel banco roccioso e coperte da tegole posizionate a spiovente (tipo "alla cappuccina"). Nella necropoli occidentale esistono esempi di sepolture monumentali, come la cosiddetta "Tomba del Timpano", una camera scavata nella roccia decorata sul prospetto da un elegante frontone triangolare, e la grande tomba con anticella a camera con soffitto a doppio spiovente. Nella necropoli orientale è invece da ricordare la scoperta della tomba E1/82, una camera rettangolare scavata secondo l'uso indigeno nella roccia, nella quale si rinvennero ossa umane in due strati di deposizioni, vari oggetti in metallo come fibule, anelli in bronzo e ferro e argento, e più di novanta vasi di produzione locale e di importazione. La struttura, in uso tra il VI e la prima metà del V secolo a.C., doveva essere una tomba familiare periodicamente riaperta per seppellirvi i morti. 
I materiali della sepoltura, come buona parte dei reperti archeologici rinvenuti a Ramacca sono conservati nel locale Museo civico.


Fonte / Autore: www.comune.ramacca.ct-egov.it


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