Feste e sagre in Sicilia

Area Archeologica Halaesa Arconidea

Contrada Santa Maria delle Palate - Tusa (ME)

Narra Diodoro che la città fu fondata alla fine del V sec.a.C. (403 a.C.) per volere di Arconide tiranno di Herbita, su di una altura di forma stretta e allungata che domina la costa nord (quota mt. 204) e l'ampia Valle dello Halaisos (attuale Tusa), importante strada di penetrazione nel cuore dei Nebrodi.Intorno al 269 a.C., nel momento decisivo della guerra tra Gerone II e i Mamertini, Alesa, seguita da Abaceno e Tindari, si consegnò spontaneamente a Gerone II. Pochi anni dopo, mentre infuriava la Prima guerra punica (263 a.C.), prima tra tutte le città della Sicilia scelse di sottomettersi ai Romani, avviando una linea politica che doveva procurare alla città particolari vantaggi. Così nell'assetto giuridico e tributario dato alla Sicilia dopo la conquista di Siracusa, Alesa ebbe il privilegio di far parte delle cinque "civitates liberae et immunes": fu quindi esente dalla decima dei prodotti agricoli da inviare a Roma e poté eleggere il proprio Senato, i propri magistrati e utilizzare proprie leggi.
 
La città dovette godere grande rigoglio economico a partire dall'età repubblicana come suggerisce la presenza precoce di mercanti italici, documentata epigraficamente per un monumento innalzato, forse intorno al 193, in onore del governatore Lucio Cornelio Scipione. Fu una delle quattro città siciliane che ottenne lo status di municipium prima della morte di Augusto come indica una iscrizione con dedica ad Augusto da parte del Municipium. L'evidenza archeologica fa ipotizzare che Alesa godette ancora di una certa prosperità nella prima età imperiale; mancano fonti storiche per l'età medio e tardo imperiale, ma il nome di Alesa, ricorre in tutte le fonti itinerarie antiche. L'abbandono completo del sito deve coincidere con quel momento che vede l'occupazione stabile della costa settentrionale dell'Isola da parte degli Arabi. Dalle rovine di Alesa sorgerà l'odierna Tusa, strategicamente dislocata più all'interno, sulla sommità di una altura naturalmente fortificata.
 
Gli scavi hanno consentito di rintracciare innanzitutto ampi tratti della cinta muraria che circondava tutta la collina sulla quale si sviluppò l'abitato. La muraglia, dal tracciato irregolare, conforme all'andamento del terreno, risale per impianto al IV sec.a.C., ma subì nel corso dei secoli vari interventi di restauro; il sistema difensivo comprendeva infatti torri e baluardi nei punti più scoscesi; ad esso erano connessi gli ingressi della città: due porte che si aprivano in corrispondenza dell'unico versante naturalmente accessibile, quello meridionale. All'interno del perimetro urbano la città risulta delineata secondo un reticolo di vie ortogonali (cardini e decumani) e isolati rettangolari sistemati a terrazze sulle pendici del colle.  All'interno della maglia urbana è nota l'ubicazione di alcuni importanti complessi pubblici. Di questi il più interessante è quello dell'Agorà - piazza principale, cuore economico, politico e amministrativo - riportato alla luce per non più del cinquanta per cento, dislocato quasi al centro dell'abitato, sulla direttrice del cardo maximus, in corrispondenza di un terrazzo aperto ad Est con visuale dell'ampia vallata del fiume Tusa. Addossato al pendio naturale, tagliato e contenuto da un poderoso muraglione di pietra (che funge da muro di fondo dei vani dietro il porticato e da sostegno della soprastante strada ), risale per impianto al II sec.a.C. ma si presenta al visitatore di oggi nell'aspetto assunto in età imperiale, quando subì ristrutturazioni varie.
 
Il lato occidentale risulta infatti monumentalizzato con un porticato (porticum basilicae), inizialmente a L, prospiciente sulla piazza con un colonnato in pietra, che in origine reggeva una trabeazione lignea decorata da stucchi dipinti, imitanti metope e triglifi, con grondaie a testa leonina per lo smaltimento delle acque piovane. Internamente il porticato era diviso in due navate da una fila di colonne in cotto, rivestite da uno spesso strato di intonaco e sormontate da capitelli stuccati e dipinti. Dietro il porticato e a ridosso del muro di fondo si aprivano sette ambienti destinati al culto (sacelli), come indicano gli altari rettangolari e circolari e le nicchie presenti in due vani, senza dubbio destinate ad accogliere statue. Di questi sacelli uno, il terzo da nord, con più ricca ornamentazione in marmi colorati, pare fosse riservato al culto imperiale (sacello degli Augustali), come indica l'esplicita dedica incisa sulla base della bella statua marmorea di Cerere offerta dal liberto Iulius Acilius Hermes all'incirca nel II sec.d.C. per aver ottenuto la carica di sevir Augustalis. La piazza vera e propria, lastricata con mattoni di cotto, e racchiusa in età imperiale da due ali porticate, ospitò numerose statue delle quali sono giunte fino a noi solo le basi. Il basamento più grande, di I sec., costruito in opus reticulatum, in origine rivestito di marmo, potrebbe avere assolto la funzione di tribuna per gli oratori.
 
Proseguendo dall'agorà verso nord particolare monumentalità hanno i resti di quella che appare oggi come una grandiosa costruzione ad andamento curvilineo, (c.d. "contrafforti"), probabilmente in origine costruzione di un viadotto sul quale doveva transitare una delle strade principali che conduceva al pianoro settentrionale. Sull'acropoli è stata parzialmente riportata alla luce un'area sacra con i basamenti di due templi, uno dei quali si è ipotizzato fosse dedicato ad Apollo, indicato nelle fonti come il nume tutelare della città.
All’interno dell’area demaniale è in corso di allestimento un piccolo Antiquarium nel quale sono esposti gli importanti reperti, anche epigrafici, rinvenuti nell’area dell’agorà.
 
Orari ingresso:
tutti i giorni ore 9.00 -19.00
Ingresso a pagamento
Infoline: Tel.0921.33453

Fonte / Autore: Regione Siciliana Dipartimento Beni Culturali


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