Feste e sagre in Sicilia

Chiesa del Carmelo

Via Milano - Delia (CL)

L’ordine mendicante dei Carmelitani giunge a Delia per volere di Gaspare Lucchese nel 1601. É di quell’anno, infatti, la bolla di fondazione del monastero che autorizzava il barone a «costruire e fondare ad onore di Dio e della SS. Vergine Maria sua madre un convento», la cui edificazione avviene a nord della città, nella periferia dell’abitato urbano, secondo i criteri che regolano l’insediamento di ordini religiosi nelle città. Il Convento, annesso alla Chiesa con il titolo della SS. Annunziata, cesseràdi esistere nel 1661, secondo quanto stabilito da alcuni brevi di papa Innocenzo X. Nella Chiesa, passata alla cura del vescovo di Agrigento, si insedierà dal 1712 al 1737 la parrocchia: sono gli anni in cui si avvia la ricostruzione della Chiesa Madre di Santa Maria di Loreto e si cercherà, nel 1725 per volontà dei giurati del tempo, di stabilire nel seicentesco convento un "Collegio di Maria", opera mai realizzata. La Chiesa è, a partire del 1725, interessata dall'attuazione di un programma di restauro terminato intorno al 1731, come attestava la data prima visibile negli stucchi dell'arco maggiore, esattamente nell'affresco della natività di Maria, opera dello stuccatore e pittore Antonio Capizzi, autore, peraltro, anche del dipinto di San Pasquale Bajlon. A causa di profonde problematiche idro-geologiche, legata alla natura sabbiosa della collina sulla quale è edificato l'edificio sacro, nel 1870 si avvia la ricostruzione della facciata della Chiesa «con pedamenta che in profondità sono all’altezza della facciata », affidandone il compimento al capomastro Salvatore Decaro. La facciata presenta come unici motivi decorativi un portale sormontato da una nicchia entrambi finemente intagliati. L’impianto della Chiesa, su unica navata, presenta eleganti decorazioni barocche con stucchi e medaglioni sorretti da putti.
 
Sull’altare maggiore, collocata sul pulpito in marmo bianco, è la statua lignea della Madonna del Carmelo, a cui è dedicata la chiesa. La statua è posta all'interno di una struttura architettonica costituita da due colonne tortili in finto marmo terminanti con capitelli corinzi, che sostengono una ricca e sfarzosa trabeazione di grande impatto scenografico, sormontata da un medaglione, fiancheggiato da motivi floreali di grandi dimensioni, con l'iscrizione latina di San Bernardo da Chiaravalle: "ELIGE QUID AMPLIUS MIRERIS, SIVE FILII BENIGNISSIMAM DIGNATIONEM, SIVE MATRIS EXCELLENTISSIMAM DIGNITATEM". La scultura, realizzata dallo scultore Vincenzo Genovese, in posizione frontale, ben proporzionata, rispecchia i canoni della tradizione scultorea neoclassica. La posizione chiastica degli arti inferiori conferisce alla figura slancio ed equilibrio. La mano destra protesa in avanti sostiene lo scapolare o abitino che è il simbolo mariano del servizio, mentre con l'altra mano regge il Bambino, che poggia sul fianco e il petto della Vergine, gesto di protezione materna. Rispetto alla linearità della Madonna, la piccola scultura del bambino, presenta un maggiore dinamismo delle parti anatomiche. La giovane donna porta una corona sul capo e la corona di dodici stelle, simbolo di trionfo e vittoria, indossa un abito marrone cinto in vita e un manto drappeggiato con stelle.
 
Gli affreschi dell’abside, realizzati all’interno di sfarzosi medaglioni incorniciati da motivi floreali e angeli, rappresentano scene della vita di Maria. La tela della Madonna della Mercede fu realizzata da Antonio Capizzi da Racalmuto il 20 aprile 1786, come indica la firma in basso a sinistra. L’area pittorica presenta un unico punto di fuga che la divide in due sezioni. Il piano inferiore presenta molteplici figure in movimento, la scena rappresenta la liberazione degli schiavi da parte dei pirati, grazie all’intercessione dei padri mercedari. Nella parte superiore troneggia la Madonna della Mercede, fiancheggiata da San Pietro Nolasco, fondatore dell’ordine dei Mercedari, a cui consegna lo scapolare, e il Cardinale Raimondo Nonnato, circondati da angeli, dei quali due vanno ad incoronare la Vergine. La composizione presenta un tessuto cromatico ampio e luminoso, la lumeggiatura delle vesti, ricche di drappeggi conferisce plasticità e tridimensionalità alle parti anatomiche. Ogni figura presenta una unicità d’espressione data dal realismo della mimica facciale, tipico elemento iconografico tardo barocco.
 
Di fronte è situata la tela di San Pasquale Baylon, monaco francescano, pastore analfabeta, a cui Dio diede la scienza infusa. In primo piano è la figura del Santo in ginocchio, in atteggiamento di preghiera, con volto rivolto verso l'alto a contemplazione dell'Eucaristia circondata da putti. Nel piano medio, adagiati su una nuvola, sono gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Lo sfondo del piano sottostante rappresenta un paesaggio rurale con case stereotipate. L'elementarità delle strutture architettoniche è espressione della semplicità e dell'umiltà propria del santo.
 
Di fronte la tela della Pietà vi è la tela di Sant’Anna, attribuita al Provenzano. La santa con il bambino è circondata da San Giuseppe, Santa Teresa D'Avila, San Giovanni, Elia, e la vedova di Serepta. L'artista è riuscito a dare un perfetto equilibrio alle forme proporzionali della struttura anatomica. Le tele della “Pietà” e di “Sant’Anna” sono incastonate da una cornice dorata barocca decorata con tralci vegetali, angeli, motivi floreali e stemma dei committenti: i principi di Palagonia (di cui si ha una riproduzione pittorica a destra dell’ingresso della chiesa). La tela della Madonna di Monserrato, proviene dalla piccola "chiesa della Petra". Datata al XVII secolo, rappresenta la Madonna seduta su un trono che con una mano sostiene la sfera terrestre, con l'altra porta Gesù Bambino. Lo schema iconografico riprende i modelli figurativi medievali, infatti il tessuto cromatico è limitato a pochi e scuri colori che rendono l'ambiente pittorico spento.

Fonte / Autore: Comune di Delia


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